Era novembre.
Mi hai passato un foglietto stropicciato.
Mi hai detto: "scrivi qualcosa per me".
Ti ho osservato, distratta, col mio moods fra le dita e una piega di disappunto sulle labbra.
- "Qualunque cosa. Qualcosa di tuo da leggere in un momento d'incertezza, di sconforto, di solitudine, che mi rammenti di te" - mi hai detto.
Ho continuato a guardarti.
Ho preso il foglietto e una biro rossa tra le mie cose sparse in borsa.
- "Ho scritto". - Ti ho detto.
Uno scarabocchio.
Uno sgorbio di colore rosso.
Un aborto di scrittura.
Una pretesa.
Mi hai guardata. Incerto.
- "Cosa dovrei leggere in questo coso? " - hai detto.
- "Tutto. Quando avrai imparato a leggere quel coso, avrai capito tutto di me". - ho detto io.
Incredulo e rassegnato hai acceso una sigaretta e hai continuato a guardarmi.
Hai preso il biglietto spiegazzato e lo hai riposto nel portafoglio.
- "Sei una stronza, lo sai vero?"
- "Lo so. Vero."
Petite
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