venerdì 27 dicembre 2013

?

Rimangono punti di domanda che rimbalzano fra i denti ed
emozioni che rimbalzano fra i sensi.

Fra questi ci sei Tu. 

Ho visto volare una farfalla.

Un cappello di nuvole in testa
negli occhi un po' di pioggia
e un alito di vento fra le labbra. 
Un piccolo sole nella borsa.
Offrimi un arcobaleno
da stringere in una mano.
E, io, posso restare.


 

                               Aภу๓๏г

domenica 22 dicembre 2013

Natale: sesso, bugie e nessuna speranza.

E' in questo periodo di feste in cui divento più nostalgica, forse. Sicuramente più introspettiva.
Dove più spesso mi affaccio al mondo, anche se a malincuore e, metto il naso fuori e annuso il creato.
Il lezzo insoffribile mi fa mancare il fiato. Respiro dentro la sciarpa di lana. C'è una ressa che inceppa.

Bambini urlanti e accaldati nei negozi, imbacuccati nei piumini e nei cappelli di lana con le gote rosse e insofferenti e, i genitori impazienti e impazziti con sorrisi forzati e smorfie di disappunto.
Le commesse dei negozi più immusonite che sorridenti, fanno pacchetti regalo come se imprigionassero merda, ringhiando Auguri di Buon Natale ai clienti insaziabili.

C'è un'epidemia di frustrazione, uno scambio continuo di germi e agenti patogeni dello scazzo perpetuo fra sorrisi e strette di mano; tra parenti serpenti e conoscenti e amici di fine anno che sbucano all'improvviso come le cartelle di equitalia.

Quanti sguardi persi nel vuoto, di quelle coppie già scoppiate che si tengono per mano ma non si tengono più negli occhi e, ogni sguardo verso il prossimo è la ricerca di "qualcosa di meglio", di un sogno infranto. Di un'abitudine che li ha divorati.
E, se bastano due cosce e un culo che scodinzola per regalare occhiate e pensieri perversi, allora si, siamo davvero persi.
Perché di queste donne che si (s)vendono e di questi uomini che si comprano per un po' di sesso spiccio, nel buio cavernoso di loro stessi, in quegli amplessi sbrigativi che sanno tanto di vuoto, si sta costruendo il futuro dei nostri figli.
Perché dove emerge la perversione, il cuore ristagna e, la malattia diventa cronica e l'ossessione diventa abitudine. Lo schifo impantana.

Di quei tradimenti davanti agli occhi, di un compagno, una moglie, un marito, un figlio, un padre o una madre che ti accarezzano il volto e ti dichiarano amore eterno, c'è la doppiezza di un pugnale che taglia e fa sanguinare.

E, poi c'è una crisi, una crisi che insorge, fatta di precari e di pensionati a troppo pochi euro al mese, di famiglie che si stringono per arrivare a fine mese, di donne e uomini veri, che nel silenzio della notte piangono un Cristo che non li osserva, dove il freddo di una stanza senza riscaldamento brucia più di una ferita aperta, dove un quotidiano arranca e prega, e combatte finché si può e, la speranza muore dopo di loro.

E' il Natale di chi ha un cancro e vomita di chemio e scansa pupille di commiserazione, incazzandosi con un Dio che gli sta confiscando l'Anima, dove ogni giorno è un giorno nuovo e lui è un giorno più vecchio, dove la paura e il coraggio si fondono insieme e diventano detenzione.
Dove al dolore non c'è via di fuga, e l'abbozzo di un sorriso è solo un passaggio fugace; in quel stringersi addosso un vestito troppo largo e sentire fra le dita solo il senso d'inquietudine...

Assurdo è auspicare in una Società che si ribelli e che rinasca...ma che scompare in un nano secondo alla visualizzazione della Home di una piattaforma virtuale, dove la  superficialità e il degrado la fanno da padroni e la speranza si è già data latitante da un bel pezzo.

E, se in tutto questo narrare Voi trovate solo pessimismo e eccesso o solo bruttezza, quasi certamente io sarò pazza, ma Voi siete ciechi e forse un po' ipocriti e vi fa comodo non guardare. E, se vi toccate a sinistra, all'altezza del petto, forse un cuore lo sentite ancora ma non lo ascoltate.

Osservo i miei bambini e, nei loro sorrisi traboccanti d'ingenuità, scopro, lieve, una piccola fiamma che lusinga. Il Natale è per loro. Solo per loro. Non illudetevi.

                             Aภу๓๏г


"Noi" siamo solo oggetti del consumismo e dell'egoismo, espianti di questa società moderna che ci sta divorando mentre se la ride sguaiatamente.






lunedì 9 dicembre 2013

Non è mai troppo. (Tardi)


Tra un rosicchiare
di silenzi tortuosi e accigliati 

in quel non saper che dire
e un restituire al domani
mentre strangolavo le speranze
e sghiacciavo i sogni,

Aภу๓๏г

elucubrando molecole d'intenti.
Ti perdevo.


In quegli slanci
che rimanevano
incastrati fra le coperte
e di quei tocchi mancati
fra le lenzuola,
in uno sfiorarsi di occhi
rivoltati fra i cuscini.
Ti cercavo.

Di quel cosmo
che ci vide complici e criminali
nell'urgenza del consumare,
nella smania di riuscire
ci dissolvemmo
come polvere.
Nell'impulso dello strafare.
Perdenti nei versi.
(Di)versi.
(Dis)persi.
Dicevamo?

Di quel morire solitario e muto,
fra le barriere,
e i muri d'indolenza.

E, degli abbagli
e delle paure incerte

divincolarsi
un controsenso.
Dove siamo rimasti?

Nella saliva mandata giù e,
in quelle parole masticate
ho (s)venduto
tutti i miei (bi)sogni
per un po' d'amore.

Tu c'eri?