lunedì 29 settembre 2014

Isa. Bella.


























Isabella che era bella per tutti ma, Isa per pochi.
Profumava di fresia e vestiva di rosa.
Aveva occhi d'autunno pieni di pioggia, dove, spesso, scendeva la nebbia,
labbra morbide e carnose in cui il sole smaniava per morire.
Isabella non aveva mai tempo.
Non aveva mai modo.
Non aveva mai voglia.
Era sempre in ritardo e il ritardo era sempre in lei.
Fremeva di vita e ne aveva paura.
Bruciava in fretta. Come brucia la passione.
E, intanto, raccoglieva il coraggio. Ovunque.
Troppo spesso nel posto sbagliato.
Isabella rideva e fumava, nervosa come un gatto in agguato.
Leggeva Rimbaud e Palahniuk e si regalava ciò che la vita le negava.
Nei suoi tempi morti sognava,
sdraiata sul suo letto a una piazza,
cuffie grandi sulle orecchie e gli occhi chiusi,
in quel buio così silenzioso e assordante, sognava.
Sognava l'amore.
Isabella che era bella per tutti, ma Isa per pochi.
Isa che un giorno si perse per amore.
Che incrociò occhi sbagliati,
che l'amore lo fece col nemico.
Bella con le mani legate,
la testa china sul collo, e una piega triste sulle labbra.
Isabella che nel suo amore morì di solitudine,
Isa che diventò la vittima di Bella.
Bella che diventò il carnefice di Isa.
Isabella con le mani legate.
Isabella che non sogna piú.

Voce del verbo Amare

















Pensavo ad un tempo presente infinito, o ad un imperativo sempre presente, di una coniugazione in are.
Voce del verbo AMARE.
Verbo della prima coniugazione.
Chè poi c'è la coniugazione attiva e quella passiva. E, bisogna starci attenti.
Chè il verbo amare è transitivo. 
Lo avevo capito.
Ché il verbo amare può essere coniugato nella forma pronominale: amarsi.
Bellissimo.
Pensavo a te. Anche in modo gerundio. Sempre presente.
Pensavo a noi. Terza persona plurale.
Modo indicativo, tempo imperfetto.
Io, sempre in prima persona.
Singolare, di certo. Femminile. Sicuro.
E, poi ci sei tu. Maschile come pochi.
Singolare, senza dubbio.
Ché il verbo amare è regolare.
Che il verbo, in generale, diventa la parte più variabile e importante del discorso visto che si deve adattare alle varie situazioni: cambia a seconda del modo, del tempo, e della persona, e, proprio per questo deve essere usato bene.
Bisogna plasmarlo. Renderlo idoneo.
Amare è un verbo difficile e meraviglioso.
In forma passiva e attiva.
Amarsi è da preferire. Comunque.
In tutti i modi, in tutti i tempi, al maschile, al femminile, al plurale, al singolare.
Amarsi. Un po' di più. Un po' meno in fretta.
Io.
Tu.
Egli.
Noi.
Voi.
Essi.
Amarsi per amare.

lunedì 22 settembre 2014

Nuvola 43




















Vorrei scriverti una lettera.
Che profumi di carta e inchiostro.
Che sa di me. Un po' amara.
Che sa di te. Un po' incerta.
Volevo scriverti che ancora sogno.
Che i miei sogni hanno le nuvole e le assenze,
il vento negli occhi e la salsedine sulle labbra.
Che sogno sempre in bianco e nero.
Non so il perché.
Ché tu non ci sei mai. Ma è come se ci fossi.
Volevo scriverti una lettera di sola andata,
che tu potessi stringere fra le mani,
senza mittente, senza itinerario.
Trovata quasi per caso,
fra il disordine del tuo quotidiano.
Ti avrei detto tutte le cose che non ti dico,
dei miei giochi di pensiero fra luci e ombre,
dei caffè di cui abuso
e, delle sigarette che brucio come chilometri.
Ti avrei chiesto delle poesie,
quelle in cui non scrivi più di me,
in quale soffitta sono finite,
dentro quale cartone,
contrassegnato come.
Poi, ti avrei detto delle persone che incontro,
quasi per caso, e di come le osservo,
cercando qualcosa di me e di te.
Qualcosa che non trovo mai.
Ti avrei scritto che mi sto perdendo,
fra il buio e la solitudine
nel rumore dei tuoi passi.
Ché la notte comincia a farmi paura
e che il giorno m'invento persona.
Che a volte urlo, ma solo dentro.
Ché poi sto bene anche se non è vero.
Volevo scriverti una lettera per parlarti di me,
di come vivo, di come muoio.
Delle migliaia di volte in cui rinasco,
delle volte in cui mi spengo.
Volevo scriverti una lettera,
ma sono rimasta fuori tempo.
Fuori dagli spazi.
Fuori dalle righe.
Fuori di me.


sabato 13 settembre 2014

Sono quella che so(g)no.


Sono quella che so(g)no...
Nei miei passi avanti senza guardare indietro,
in uno fra i tanti traslochi del cuore,
negli abbracci in cui non mi sciolgo,
nei saluti che nego.

Sono quella che so(g)no...
fra le stringhe delle scarpe e i legami dell'anima,
con i ciao tra i denti e gli addii nelle mani,
tra i viaggi di andata e quelli di non ritorno.

Sono quella che so(g)no...
in un porto di mare,
in un cielo aperto,
fra il verde degli ulivi e le piazze di cemento.
Persa in un messaggio in bottiglia.
Che colleziono.

Sono quella che so(g)no...
Che non dorme mai.
Che non si accompagna.
Che si guarda ma non si vede.
Che si sposta e continua a inciampare
nell'unica faccia che ritrovo ad aspettarmi, sempre.
La mia.

Sono quella che sono.

Petite

venerdì 5 settembre 2014

M'ingannò il tuo sguardo di_verso.




Aveva l'odore di un giorno di pioggia che sa di autunno e di more,
una mano nei capelli, distratta, fugace, ferma nel ricordo di un soffio di fiato, 
sospiro e morsa di un tempo divorato dal tempo.
In_coscienza e riparo del cuore.



Aveva parole e versi con i giorni contati.
Sciacalli del cuore a braccargli i sogni, a rubargli le rime.
Aveva lacrime interrotte dalle paure, 
singhiozzi soffocati dalla rabbia,
angoli tesi di labbra in cui nascondeva spicchi di sole.

Si guardava intorno, con le mani nelle mani, 
con l'anima sgualcita e la pelle spiegazzata,
fra i dubbi e i fogli bianchi pieni di ansia.
Non aveva cielo nè stelle.
Solo vento e pioggia a mordergli la faccia.
Non aveva casa. 
Isole panchine e giornali. Finestre di cartone.

Non aveva più un credo né un dio. 
Non conosceva salvezza o redenzione, nessuna remissione dei peccati.
Una vita svitata. Come la sua testa.
Granelli di sabbia nei piedi nudi a segnare chilometri di strada bruciata. 
Percorsi sbagliati. Incroci fatali.
Sorpassi azzardati. 

Chiudeva gli occhi, lui. Anelava il sonno.
Faceva l'amore col sonno. 
Dormire lo teneva in vita e lo faceva morire. 
E, forse, era l'unica cosa che riusciva ancora a farlo sognare.