venerdì 6 febbraio 2015

Quella che chiamano con diversi nomi






Sono il disordine.
Il disordine totale.
Una babilonia in cui si annienta ogni intenzione, dove perfino l'artefice più accurato e ostinato si perde nei suoi labirinti, abbandonando l'idea della riuscita. Padrona di un groviglio sempre più aggrovigliato. Di un controllo ingovernabile.
Di impulsi e di sensi, in un'accozzaglia di ragioni e percezioni, che decapitano pensieri e tarli dei buoni propositi.
Danza immor(t)ale tra armonia e crollo. Tra rinuncia e consenso.
Sono un mistero non risolto, l'eterna bambina, la perpetua madre, l'infinita Donna.
Sono l'ombra della luna, la strana forma di una nuvola, il vento che mi asciuga, l'asterisma di una costellazione.
Sono quella che guida le maree, roccaforte e focolare domestico.
Essenza selvatica, persa in un tempo che mi scappa dalle mani come lacrime di pioggia.
Sono la baracca della mia anima, dove mi riparo quando piove troppo forte.
Sono il recinto delle mie insicurezze. Il divisorio delle mie paure.
Quella che chiamano con diversi nomi.
Un nuovo cammino.
Una nuova fermata.
Un solo ciao.

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