sabato 28 gennaio 2017

Mi è schizzato fuori un arzigogolo. Sgrunch.


Ogni tanto apro la home di facebook e mi trovo inevitabilmente a vagabondare fra i post dei miei contatti, tanti – a volte troppi – i post simpatici, quelli idioti o quelli autoreferenziali, eccetera. Ma, più spesso, mi imbatto negli “artisti” ostinati, presunti e presuntuosi, tracotanti… E, facebook, in questo, allunga una mano. Qualunque persona può decidere di aprire una sua pagina e proclamarsi autore, scrittore, artista, giornalista…
Nel bislacco e schizofrenico mondo di “faccia libro”, tutti, sostanzialmente, pensano di essere in grado di scrivere. La maggior parte di loro sono degli incompresi, sottovalutati, ignorati, casi umani che non hanno mai avuto la fortuna di incontrare l’editore giusto, perché tutti gli editori (o quasi), sono dei prezzolati, incapaci e illetterati. Una sciagura, insomma.
E, quindi, lo pseudo-scrittore cosa fa? Decide di auto-pubblicarsi. E qui, mi scappa un sorriso.
Andiamo avanti.
Il secondo passo, dello scrittore, autore, giornalista, è quello di aprire finalmente la “sua” pagina, tra le sue informazioni, possiamo assodare che trattasi di scrittore che lavora presso scrittore e che ha studiato presso l’università della strada o della vita. E Boh.
Oppure, il/la giornalista che lavora presso una congetturata associazione, o che ha scritto per il giornalino di classe nella scuola primaria, o che ha fatto una semplice recensione per qualche periodico ecclesiastico e la sua carriera è stata brutalmente stroncata al primo e unico trafiletto. Ah. Non dimentichiamo i premi, cazzarola, i premi sono importanti, tipo “Primo premio del pubblico…del chicazzosiricorda, nell’anno di boh, per la stronzata migliore mai scritta, eccetera, eccetera…" Ovviamente, il pubblico era composto da 4 parenti (tra cui la nonna di 84 anni), e l’unico amico che aveva 2 ore libere e al quale è stata promessa una lauta cena in cambio del favore…
Il vero dramma è che scrivono, con convinzione, anche. Senza rispetto per la grammatica, senza i rudimenti della lingua italiana.
E scrivono post e articoli di merda. Poesie di merda e prose ancora più di merda.  E le spacciano per roba buona, merce pregiata. E qualcuno trova anche il coraggio di mettere un “mi piace”.
La morte sua.

Romina Tondo

Nessun commento: