Ho parole ruvide che grattano sulla carta e sfregano sulle corde vocali,
mani lisce allungate per far scivolare e non per trattenere,
sorrisi in lista d'attesa in code interminabili.
Ho il collo rigido dalle frustate della vita,
distorsione perenne di un rigetto di società,
che mi porta a camminare a testa alta,
nonostante i colpi bassi.
La mia teca è intatta, ancora,
nonostante i mille sbattimenti.
Ho la testa dura. Me lo ha detto il medico.
Scrivo nero su bianco in un tempo a fisarmonica,
alla mercé di un caldo umido che mi attraversa.
Sono a corto di te(mpo).
Non ho modi di dire che ti assomigliano.
E, se mi guardo da fuori, oltre alla pelle, ci vedo un po' il mare.
Ché poi, mi leggo nel pensiero e ti scrivo sul cuore.
Tra un colpo di tosse e uno sbadiglio, provo a cancellare l'errore,
mentre mi perdo in un pezzo di cielo che non mi appartiene da un pezzo.
Sarà questa luna o questa sera che non si addomestica,
sarà che mi manca il fiato per correre a perdifiato,
sarà che ti cerco e non mi trovo.
In questa sera ad aria compressa,
in cui mi manca l'aria, il tempo e il luogo.
In cui mi manco io.
In cui mi manca un D-io.
Adesso p_io_ove.
Petite Capitale Circulaire
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