Mi chiedevo dove fossi, in quale dove e in quale mai; tra i forse e i perché no dei tuoi sempre mille pensieri, nei sottintesi e fra i refusi dei tuoi incisi… Nelle parole scritte e non pronunciate. Di quelle cose non dette o di quelle trite e ritrite, dei gesti ripetuti come tic da primo giorno di scuola.
Ti vedevo in quel vetro del finestrino di un treno per quasi pendolari, Milano - Torino, accompagnato da signorina noia e amico nervosismo, abbozzare un sorriso malinconico e un po’ spietato, assaggiare volti nuovi e voci e visi in quei viaggi da turista nell’umanità, affascinato e sorpreso da quegli incontri senza colore, senza frontiere, senza aspettative. Sguardi assonnati e un po’ persi negli abissi della vita, nella paura del mondo e, troppo spesso, imbambolati in giochi di elettronica, dove la parola ha perso lo spazio e i suoi tempi, e, il mutismo e la cecità sono vincitori di un’epoca silenziosa e disinteressata.
Poi ti vedevo scendere, immagine coordinata e continuativa di un fotogramma scontato, furtivo, frettoloso, distaccato.
C’è sempre una slide ricorrente, un fermo immagine di te con la sigaretta, lenta e, il fumo che ti apre la strada, in quei passi veloci.
Immagine che dimora nella mia testa, da sempre.
Da quando ti conosco. Da sempre.
Sei arrivato. Puntuale.
Io no.
Di corsa, in ritardo. Sorrido.
Mio figlio. Occhi azzurri.
Cielo terso. L’abbraccio.
L’infinito. Il Sole.
Petite
1 commento:
L’infinito. Il Sole.
Tu....................................................................................
Petite
T.M.
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