Questo è un ricircolo di pensieri, riflessioni, osservazioni e concezioni astratte. Nessuna alienazione, nevrosi o psicosi da analizzare. Una giusta dose di sana e morigerata follia, necessaria per la sopravvivenza a questo mondo bislacco, a questa dis-umanità fredda e spietata. Lasciatemi, pertanto, la libertà di esalare illusioni e mie verità.
Etichette
ali
amare
amore
anima
anymor concezioni astratte
aspettare
assenza
autunno
babbo natale
bambina
battito
bianco e nero
cadere
cammino
carezze
casino
cerchi
cervello
ciao
cicca
cielo
coraggio
cuore
dire
disordine
distanza
distratta
domani
donna
eccetera
emozioni
errore
faccia
farfalle
flashback
fotografie
giorni
graffi
illusione
immaginazione
immensità
impulsi
indifferenza
inquietudini
inverno
istanti
luna
male
malinconia
mancanza
mani
mare
me
mentale
momenti
niente
noi
noia
nostalgia
notte
nuvole
occhi
orgoglio
outing
palmi
palpebre
paradossi
parole
partenza
pelle
pensieri
percezioni
persone
Petite Capitale Circulaire
pianoforte
pieghe
pioggia
plurale
poesia
poesie
polsi
qualcosa
qualcuno
quando
rabbia
rosso
rughe
rumore
sbagliare
scelte
selvatica
sensi
sguardi
sigaretta
silenzio
simili
singolare
smorfie
società
sogni
sole
solitudine
spalle
spigoli
stagioni
stazione
storia
strada
sussurri
tempo
valigia
vento
versi
viaggio
vibrazioni
vita
volare
vortice
vuoto
lunedì 30 dicembre 2013
domenica 29 dicembre 2013
venerdì 27 dicembre 2013
?
Rimangono punti di domanda che rimbalzano fra i denti ed
emozioni che rimbalzano fra i sensi.
Fra questi ci sei Tu.
emozioni che rimbalzano fra i sensi.
Fra questi ci sei Tu.
Ho visto volare una farfalla.
Un cappello di nuvole in testa
negli occhi un po' di pioggia
e un alito di vento fra le labbra.
Un piccolo sole nella borsa.
Offrimi un arcobaleno
da stringere in una mano.
E, io, posso restare.
negli occhi un po' di pioggia
e un alito di vento fra le labbra.
Un piccolo sole nella borsa.
Offrimi un arcobaleno
da stringere in una mano.
E, io, posso restare.
Aภу๓๏г |
giovedì 26 dicembre 2013
Cerchi di Me
In una notte
di pioggia
con l'anima
in tempesta
mi rifletto
in un vetro
appannato
e scarabocchio
(bi)sogni.
di pioggia
con l'anima
in tempesta
mi rifletto
in un vetro
appannato
e scarabocchio
(bi)sogni.
Aภу๓๏г |
domenica 22 dicembre 2013
Natale: sesso, bugie e nessuna speranza.
E' in questo periodo di feste in cui divento più nostalgica, forse. Sicuramente più introspettiva.
Dove più spesso mi affaccio al mondo, anche se a malincuore e, metto il naso fuori e annuso il creato.
Il lezzo insoffribile mi fa mancare il fiato. Respiro dentro la sciarpa di lana. C'è una ressa che inceppa.
Bambini urlanti e accaldati nei negozi, imbacuccati nei piumini e nei cappelli di lana con le gote rosse e insofferenti e, i genitori impazienti e impazziti con sorrisi forzati e smorfie di disappunto.
Le commesse dei negozi più immusonite che sorridenti, fanno pacchetti regalo come se imprigionassero merda, ringhiando Auguri di Buon Natale ai clienti insaziabili.
C'è un'epidemia di frustrazione, uno scambio continuo di germi e agenti patogeni dello scazzo perpetuo fra sorrisi e strette di mano; tra parenti serpenti e conoscenti e amici di fine anno che sbucano all'improvviso come le cartelle di equitalia.
Quanti sguardi persi nel vuoto, di quelle coppie già scoppiate che si tengono per mano ma non si tengono più negli occhi e, ogni sguardo verso il prossimo è la ricerca di "qualcosa di meglio", di un sogno infranto. Di un'abitudine che li ha divorati.
E, se bastano due cosce e un culo che scodinzola per regalare occhiate e pensieri perversi, allora si, siamo davvero persi.
Perché di queste donne che si (s)vendono e di questi uomini che si comprano per un po' di sesso spiccio, nel buio cavernoso di loro stessi, in quegli amplessi sbrigativi che sanno tanto di vuoto, si sta costruendo il futuro dei nostri figli.
Perché dove emerge la perversione, il cuore ristagna e, la malattia diventa cronica e l'ossessione diventa abitudine. Lo schifo impantana.
Di quei tradimenti davanti agli occhi, di un compagno, una moglie, un marito, un figlio, un padre o una madre che ti accarezzano il volto e ti dichiarano amore eterno, c'è la doppiezza di un pugnale che taglia e fa sanguinare.
E, poi c'è una crisi, una crisi che insorge, fatta di precari e di pensionati a troppo pochi euro al mese, di famiglie che si stringono per arrivare a fine mese, di donne e uomini veri, che nel silenzio della notte piangono un Cristo che non li osserva, dove il freddo di una stanza senza riscaldamento brucia più di una ferita aperta, dove un quotidiano arranca e prega, e combatte finché si può e, la speranza muore dopo di loro.
E' il Natale di chi ha un cancro e vomita di chemio e scansa pupille di commiserazione, incazzandosi con un Dio che gli sta confiscando l'Anima, dove ogni giorno è un giorno nuovo e lui è un giorno più vecchio, dove la paura e il coraggio si fondono insieme e diventano detenzione.
Dove al dolore non c'è via di fuga, e l'abbozzo di un sorriso è solo un passaggio fugace; in quel stringersi addosso un vestito troppo largo e sentire fra le dita solo il senso d'inquietudine...
Assurdo è auspicare in una Società che si ribelli e che rinasca...ma che scompare in un nano secondo alla visualizzazione della Home di una piattaforma virtuale, dove la superficialità e il degrado la fanno da padroni e la speranza si è già data latitante da un bel pezzo.
E, se in tutto questo narrare Voi trovate solo pessimismo e eccesso o solo bruttezza, quasi certamente io sarò pazza, ma Voi siete ciechi e forse un po' ipocriti e vi fa comodo non guardare. E, se vi toccate a sinistra, all'altezza del petto, forse un cuore lo sentite ancora ma non lo ascoltate.
Osservo i miei bambini e, nei loro sorrisi traboccanti d'ingenuità, scopro, lieve, una piccola fiamma che lusinga. Il Natale è per loro. Solo per loro. Non illudetevi.
"Noi" siamo solo oggetti del consumismo e dell'egoismo, espianti di questa società moderna che ci sta divorando mentre se la ride sguaiatamente.
Dove più spesso mi affaccio al mondo, anche se a malincuore e, metto il naso fuori e annuso il creato.
Il lezzo insoffribile mi fa mancare il fiato. Respiro dentro la sciarpa di lana. C'è una ressa che inceppa.
Bambini urlanti e accaldati nei negozi, imbacuccati nei piumini e nei cappelli di lana con le gote rosse e insofferenti e, i genitori impazienti e impazziti con sorrisi forzati e smorfie di disappunto.
Le commesse dei negozi più immusonite che sorridenti, fanno pacchetti regalo come se imprigionassero merda, ringhiando Auguri di Buon Natale ai clienti insaziabili.
C'è un'epidemia di frustrazione, uno scambio continuo di germi e agenti patogeni dello scazzo perpetuo fra sorrisi e strette di mano; tra parenti serpenti e conoscenti e amici di fine anno che sbucano all'improvviso come le cartelle di equitalia.
Quanti sguardi persi nel vuoto, di quelle coppie già scoppiate che si tengono per mano ma non si tengono più negli occhi e, ogni sguardo verso il prossimo è la ricerca di "qualcosa di meglio", di un sogno infranto. Di un'abitudine che li ha divorati.
E, se bastano due cosce e un culo che scodinzola per regalare occhiate e pensieri perversi, allora si, siamo davvero persi.
Perché di queste donne che si (s)vendono e di questi uomini che si comprano per un po' di sesso spiccio, nel buio cavernoso di loro stessi, in quegli amplessi sbrigativi che sanno tanto di vuoto, si sta costruendo il futuro dei nostri figli.
Perché dove emerge la perversione, il cuore ristagna e, la malattia diventa cronica e l'ossessione diventa abitudine. Lo schifo impantana.
Di quei tradimenti davanti agli occhi, di un compagno, una moglie, un marito, un figlio, un padre o una madre che ti accarezzano il volto e ti dichiarano amore eterno, c'è la doppiezza di un pugnale che taglia e fa sanguinare.
E, poi c'è una crisi, una crisi che insorge, fatta di precari e di pensionati a troppo pochi euro al mese, di famiglie che si stringono per arrivare a fine mese, di donne e uomini veri, che nel silenzio della notte piangono un Cristo che non li osserva, dove il freddo di una stanza senza riscaldamento brucia più di una ferita aperta, dove un quotidiano arranca e prega, e combatte finché si può e, la speranza muore dopo di loro.
E' il Natale di chi ha un cancro e vomita di chemio e scansa pupille di commiserazione, incazzandosi con un Dio che gli sta confiscando l'Anima, dove ogni giorno è un giorno nuovo e lui è un giorno più vecchio, dove la paura e il coraggio si fondono insieme e diventano detenzione.
Dove al dolore non c'è via di fuga, e l'abbozzo di un sorriso è solo un passaggio fugace; in quel stringersi addosso un vestito troppo largo e sentire fra le dita solo il senso d'inquietudine...
Assurdo è auspicare in una Società che si ribelli e che rinasca...ma che scompare in un nano secondo alla visualizzazione della Home di una piattaforma virtuale, dove la superficialità e il degrado la fanno da padroni e la speranza si è già data latitante da un bel pezzo.
E, se in tutto questo narrare Voi trovate solo pessimismo e eccesso o solo bruttezza, quasi certamente io sarò pazza, ma Voi siete ciechi e forse un po' ipocriti e vi fa comodo non guardare. E, se vi toccate a sinistra, all'altezza del petto, forse un cuore lo sentite ancora ma non lo ascoltate.
Osservo i miei bambini e, nei loro sorrisi traboccanti d'ingenuità, scopro, lieve, una piccola fiamma che lusinga. Il Natale è per loro. Solo per loro. Non illudetevi.
Aภу๓๏г |
"Noi" siamo solo oggetti del consumismo e dell'egoismo, espianti di questa società moderna che ci sta divorando mentre se la ride sguaiatamente.
lunedì 9 dicembre 2013
Non è mai troppo. (Tardi)
Tra un rosicchiare
di silenzi tortuosi e accigliati
in quel non saper che dire
e un restituire al domani
mentre strangolavo le speranze
e sghiacciavo i sogni,
Aภу๓๏г |
Ti perdevo.
In quegli slanci
che rimanevano
incastrati fra le coperte
e di quei tocchi mancati
fra le lenzuola,
in uno sfiorarsi di occhi
rivoltati fra i cuscini.
Ti cercavo.
Di quel cosmo
che ci vide complici e criminali
nell'urgenza del consumare,
nella smania di riuscire
ci dissolvemmo
come polvere.
Nell'impulso dello strafare.
Perdenti nei versi.
(Di)versi.
(Dis)persi.
Dicevamo?
Di quel morire solitario e muto,
fra le barriere,
e i muri d'indolenza.
E, degli abbagli
e delle paure incerte
divincolarsi
un controsenso.
Dove siamo rimasti?
Nella saliva mandata giù e,
in quelle parole masticate
ho (s)venduto tutti i miei (bi)sogni
per un po' d'amore.
Tu c'eri?
Iscriviti a:
Post (Atom)