Ci sono lesioni che lasciano il segno.
Difficili da dimenticare, da scusare.
Non si può evacuare il male, soprattutto, quando è reiterato, arbitrario, dissoluto.
Perdonare significa accondiscendere, piegarsi, rassegnarsi. Non mi appartiene.
Il perdono esige empatia, anche. Non può più esserci simbiosi, non può più reggere l’armonia, quando si fa a pezzi qualcosa, qualcuno.
L’abitudine a colpire, a fare del male diventa assuefazione; la coscienza m’insegna che “chi sbaglia paga”. Graziare e prosciogliere serve solo ad alimentare un processo di permissivismo devastante e inesauribile.
Mi sono stancata di per_donare.
Non voglio più assolvere nessuno, che ognuno si prenda le sue fottute responsabilità.
Io non voglio dimenticare. Io mi sono stancata di “sorvolare”, di evitare, di trattenere.
Io non ho mai finto. Non ho mai odiato. Non ho mai nuociuto. Non ne sento la necessità.
Ma non abbiate la presunzione di neutralizzarmi col silenzio. Io mi difendo, combatto, attacco e fortemente mi oppongo. E, se devo urlare, URLO. Cazzo.
Si chiama Karma, e fa parte delle leggi universali, una legge conosciuta anche con il nome di “causa-effetto”, proprio perché ad ogni causa corrisponde un effetto.
Non provo risentimento, non voglio vendetta, non divento ostile. Ma, non concedo più condoni, né indulti. Sono ugualmente in pace con me stessa. Vivo bene uguale. Anzi, meglio.
Non nutro sensi di colpa ma, sazio solo il rispetto verso me stessa.
Io non perdo_no, loro hanno già perso.
*- Tra le voci contrapposte al perdono possiamo ricordare Voltaire, il quale diceva che ‘chi perdona al delitto ne diventa complice’ o Friederich Nietzsche, anche lui contrario al perdono, soprattutto in quanto contrario alla morale cristiana, che riteneva essere la ‘morale degli schiavi’. Anche Freud era contrario al perdono, lo riteneva un’assurda e incomprensibile pretesa, dannosa per la salute psichica dell’individuo, perché avrebbe fatto toccare il limite di sopportazione dell’Io rispetto alle pressioni pulsionali interne, producendo o una rivolta o la nevrosi da Freud S., Il disagio della civiltà. -
Romina Tondo
Questo è un ricircolo di pensieri, riflessioni, osservazioni e concezioni astratte. Nessuna alienazione, nevrosi o psicosi da analizzare. Una giusta dose di sana e morigerata follia, necessaria per la sopravvivenza a questo mondo bislacco, a questa dis-umanità fredda e spietata. Lasciatemi, pertanto, la libertà di esalare illusioni e mie verità.
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